Buongiorno a TUTTI. “Maestro, dove abiti? Venite e vedrete. Quelli andarono, videro e si fermarono”.
Ci piace pensare calato nella nostra Comunità questo dialogo fra Gesù e i primi Apostoli: chiamati ad una nuova esperienza, dapprima incuriositi ci avviciniamo, poi vinti dalla bellezza del progetto con gioia vi aderiamo. Abbiamo scelto gli Apostoli, 11 come una parola che, se state attenti, in questa breve introduzione verrà ripetuta 11 volte, perché loro sono stati la prima “aggregazione Cristiana” e quindi il primo Oratorio. Ecco ora ci troviamo di fronte ad una sua possibile dimora (dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro). Cosa fare? Capiamoci questa casa non è solo peri i primi arrivati, per i soliti. È per Tutti. La missione è proprio quella di aprire a Tutti le porte della casa di Dio. Noi oggi vogliamo certamente rappresentare per prima cosa Tutti quelli che senza indugio hanno creduto nel progetto del “Nuovo Oratorio” supportando Don Eugenio nelle scelte di fondo, nella ricerca dei contributi, nel sostegno morale e materiale. Non è stato sempre facile, ma il comune obiettivo, la voglia e l’amore di dare una casa “degna” alla nostra Comunità intera ha fatto sì che le montagne si spianassero, qualche porta si aprisse. C’è ancora molto da fare perché dopo i muri di pietra è indispensabile costruire l’Oratorio degli uomini. Oggi noi quindi più che ringraziare chi ci è stato vicino (anche perché qualcuno di noi lo farà di sicuro!!) volgiamo lo sguardo a Tutti coloro che sono rimasti “ai margini” di questo progetto. Forse anche solo per causa nostra perché non siamo stati in grado di coinvolgerli adeguatamente. Ora siamo qui proprio per ricordare a loro e a tutta la Comunità che l’Oratorio è di TUTTI, aperto a TUTTI, accoglie TUTTI per insegnare a TUTTI la via della vita. Cosa chiede in cambio? Un minimo impegno, la nostra attenzione, la nostra partecipazione. Ci piacerebbe registrare oggi le vostre sensazioni varcando, chi non l’ha già fatto, per la prima volta questa soglia. Sarà probabilmente un impressione di grandezza e di vuoto. Ecco noi vogliamo che questo vuoto si riempia di Voi, che quando domani e postdomani ritornerete sarete in compagnia di altri fratelli, amici, vicini. Questa deve diventare la Vostra seconda casa, specialmente per TUTTI i nostri ragazzi e per TUTTI i nostri giovani. Una casa confortevole che poggia su sane regole di rispetto e di convivenza, dove vige la correzione fraterna, dove insieme ci si educa. Il nostro augurio insomma è che possa diventare un vero e sano ambiente di aggregazione, di confronto, di crescita, dove poter trovare la vera amicizia che ti fa apprezzare l’altro. Perché l’Oratorio, tenetelo a mente, è un punto di:O OSSERVAZIONE
R RITROVO
A AMICIZIA
T TENDENZA
O ORAZIONE
R RICREAZIONE
I INCONTRO
O …… O H C O M E CI SI STA BENE Q U I
….E A PROPOSITO LA PAROLA RIPETUTA 11 VOLTE È STATA: TUTTI !!!!
Dall’omelia dell’Arcivescovo Mario Delpini:
…L’inaugurazione e benedizione del nuovo oratorio è frutto di impegno di molti, è un investimento di molte risorse, è un segno che alimenta molte speranze. E’ anche motivo di fierezza per chi ha desiderato, faticato e portato a compimento l’impresa. L’opera educativa però sembra un inoltrarsi nel deserto. In certi momenti viene da pensare che pur con tutto lo zelo che ci anima, con tutte le risorse che investiamo, stiamo inoltrandoci nel deserto: abbiamo fatto tanto, ma continuiamo ad avere l’impressione di una missione che si ferma di fronte all’impermeabilità di un terreno arido, abbiamo l’impressione di fatiche improduttive, come se l’ambiente fosse refrattario al messaggio cristiano. Offriamo il pane di vita eterna: l’ambiente intorno reagisce con scetticismo, mormora e disprezza: “Non sappiamo che cosa farcene del pane di vita eterna!” Offriamo il calice dell’alleanza, l’ambiente intorno reagisce con irritazione: “Noi non vogliamo fare alleanza con nessuno! Noi vogliamo essere lasciati in pace per fare quello che a ciascuno pare e piace. Come pretendete di stabilire un’alleanza e convincere a vivere secondo una legge condivisa?” Che cosa farà la comunità cristiana negli anni a venire? si scoraggerà e si inoltrerà nel deserto per andare a finire? Come affronterà il cammino che l’aspetta la comunità educante di Casorezzo? La comunità ha bisogno della forza di quel cibo: non ha bisogno di ripetere riti noiosi sopportati come un dovere, ma di celebrare la presenza del mistero di Dio, per nutrirsi del pane di vita eterna, per essere docile al Padre che attira a Gesù: nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato. (…) La comunità ha bisogno di coltivare la speranza, finché egli venga: il deserto non è la desolazione dove finisce la strada e viene sepolta la speranza, ma è il percorso faticoso e ardito verso la terra promessa. La speranza della vita eterna è il segreto dei martiri e l’irrinunciabile meta della vita cristiana. L’oratorio deve essere bello, ben organizzato, ricco di fantasia e di iniziative per attirare, aggregare, offrire un luogo affidabile alle famiglie durante le settimane estive, i cristiani devono essere generosi, intraprendenti, lungimiranti per contribuire a rendere più abitabile il mondo e più fraterna la società, ma non sono un’impresa di volontariato sociale, sono piuttosto il popolo della speranza che crede alla promessa della vita eterna. La comunità ha bisogno d’essere il popolo dell’alleanza: radunati dalla memoria di Gesù diventano un cuore solo e un’anima sola e percorrono la terra offrendo alleanze, costruendo luoghi di incontro, cercando il bene di tutti insieme a tutti, perché condividono i sentimenti di Gesù e il desiderio di Dio di radunare da ogni parte della terra il popolo dei suoi figli. Alleanza con le parrocchie vicine, alleanza con le istituzioni (le scuole, gli enti pubblici, le associazioni del territorio), alleanza con tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Convocati per fare alleanza con Dio i discepoli del Signore sono appassionati e tenaci tessitori di alleanza con tutti, nel nome del Signore.